martedì 8 dicembre 2009

Nessun luogo è lontano



di Richard Bach


Rae, cara!
Grazie per avermi invitato per il tuo compleanno!

La tua casa è distante mille miglia dalla mia, e io sono uno che si mette in viaggio solo quando ne vale la pena.
Ebbene, ne val proprio la pena, se si tratta di prender parte alla tua festa.
Non vedo l’ora di essere da te!


Il mio viaggio è cominciato dentro il cuore di un piccolo uccello, un colibrì che conoscemmo insieme, io e te, tanto tempo fa.
Lo trovai cordiale come sempre, anche stavolta.
E tuttavia — quando gli dissi che la piccola Rae stava crescendo e che io stavo andando alla festa per il suo compleanno con un regalo — lui rimase perplesso.

Per un pezzo badammo a volare in silenzio, e alla fine lui mi disse: «Ci capisco ben poco, in quel che dici, ma men che mai capisco come mai tu ci vada, a questa festa».

«Ma sicuro che ci vado, alla festa» dissi io. «Cos’è che ti riesce tanto difficile da capire?»

Lui non rispose niente, lì per lì, ma quando arrivammo alla casa del gufo, mi disse: «Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se tu desideri essere da Rae, non ci sei forse già?».


«La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo» dissi al gufo.
Mi parve strano dire vado, è vero, dopo quanto mi aveva detto il colibrì, ma lo stesso mi espressi in quel modo, perché Gufo mi capisse.

Lui pure restò zitto per un pezzo, seguitando a volare.

Un silenzio tutt’altro che ostile.

Ma, quando mi ebbe condotto sano e salvo a casa dell’aquila, così mi parlò: «Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco perché la chiami piccola, la tua amica».

«Ma sicuro ch’è piccola,» dissi «dal momento che non è ancora grande. Cos’è che ti riesce tanto duro da capire?»

Gufo allora mi guardò, coi suoi occhi profondi color ambra, mi sorrise e mi disse: «Pensaci su».


«La piccola Rae sta crescendo, e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo» dissi all’aquila.
Mi faceva un po’ specie, veramente, dire vado e dire piccola, dopo quanto mi avevano detto Colibrì e Gufo, ma lo stesso mi espressi a quel modo, affinché Aquila potesse capirmi.

Insieme volammo al di sopra delle vette, a gara con i venti di montagna.

Alla fine lei mi disse: «Ci capisco ben poco in quel che dici, ma men che mai capisco la parola compleanno».

«Ma sicuro: compleanno» dissi io.
«S’intende festeggiare il giorno in cui ebbe inizio la vita di Rae, e prima del quale lei non c’era. Cosa c’è di tanto difficile da capire, in questo?»

Aquila allora incurvò le ali e, dopo una picchiata rapidissima, atterrò con dolcezza su una roccia, nel deserto.
«Ci sarebbe stato un tempo anteriore alla nascita di Rae? Non pensi, piuttosto, che la vita di Rae sia cominciata prima ancora che il tempo esistesse?»


«La piccola Rae sta crescendo e io vado alla festa per il suo compleanno con un regalo.» Così dissi anche a Falco.
Mi suonava un po’ strano tuttavia dire vado, dire piccola e compleanno, dopo quanto avevo udito da Colibrì, da Gufo e Aquila, tuttavia così mi espressi perché Falco mi capisse.

Sorvolammo veloci il deserto, e alla fine lui mi disse: «Sai, capisco ben poco di ciò che mi dici, ma meno di tutto mi spiego quel tuo sta crescendo».

«Ma sicuro che Rae sta crescendo» dissi io. «Adesso è più vicina all’età adulta, e un anno più lontana dall’infanzia. Cosa c’è di tanto arduo da capire, quanto a questo?»

Falco alfine atterrò su una spiaggia solitaria.
«Un anno più lontana dall’infanzia? Non mi sembra che questo sia crescere!»
Si sollevò di nuovo in volo e, di lì a poco, scomparve.


Il gabbiano, lo so, era molto saggio. Volando insieme a lui, riflettei bene prima di parlare e scelsi con cura le parole, dimodoché capisse che qualcosa pur avevo imparato.

«Gabbiano,» gli dissi alla fine «perché mi porti in volo da Rae, quando sai che in realtà io già sono con lei?»

Di là dal mare, di là dai monti, finalmente il gabbiano calò e si posò sopra il tetto di casa tua.

«Perché l’importante» mi disse «è che tu sappia la verità. Finché non la sai — finché non la capisci veramente — puoi soltanto afferrarne qualche stralcio, o brandello, e non senza un aiuto dall’esterno: da macchine, uomini, uccelli. Ma ricordati,» disse «che l’essere ignota non impedisce alla verità d’essere vera.»

Ciò detto, disparve.


È venuto il momento di aprire il regalo.
I regali di latta e lustrini si sciupano subito, e via.
Io invece ho un regalo migliore, per te.

È un anello, da metterti al dito.
E brilla d’una luce tutta sua.
Nessuno può portartelo via; non può essere distrutto.
Tu sei l’unica al mondo che riesca a vedere l’anello che io oggi ti dono, come io ero l’unico in grado di vederlo quand’era mio.

Questo anello ti dà un nuovo potere.
Messo al dito, potrai levarti in volo con tutti gli uccelli dell’aria — vedere attraverso i loro occhi dorati — palpare il vento che sfiora le loro vellutate piume — e potrai quindi conoscere la gioia di sollevarti lassù, in alto, al di sopra del mondo e di tutte le sue pene. Potrai restarci quanto ti parrà, su nel cielo, al di là della notte, e oltre l’alba.
E quando avrai voglia di tornar giù di nuovo, vedrai, tutte le tue domande avranno risposta e tutte le tue ansie si saranno dileguate.

Al pari d’ogni cosa che non può toccarsi con mano o vedersi con gli occhi, il tuo dono si fa più potente via via che lo usi.

Dapprincipio l’impiegherai solo quando sei fuori di casa, all’aperto, guardando l’uccello insieme al quale voli.

Ma poi, più in là, se l’adopri ben bene, funzionerà anche con quegli uccelli che non vedi; finché t’accorgerai che non t’occorre né l’anello né l’uccello per volare al di sopra delle nubi, nel sereno.

E quando arriverà per te quel giorno, tu dovrai a tua volta donare il tuo dono a qualcuno che sai ne farà buon uso; costui potrà apprendere, allora, che le uniche cose che contano son quelle fatte di verità e di gioia, e non di latta e lustrini.


Rae, questo è l’ultimo anniversario che festeggio con te in modo speciale.
Dai nostri amici uccelli ho imparato quanto segue.

Non posso venire da te, perché già ti sono accanto.

Tu non sei piccola, perché già sei cresciuta: sei grande e giochi con il tempo e la vita — come tutti facciamo — per il gusto di vivere.

Tu non hai compleanno, perché sei sempre vissuta; non sei mai nata, e mai morirai.
Non sei figlia di coloro che tu chiami papà e mamma, bensì loro compagna d’avventure, in viaggio alla scoperta delle cose del mondo, per capirle.

Ogni regalo che ti fa un amico è un augurio di felicità: così pure questo anello.

Vola libera e felice, al di là dei compleanni, in un tempo senza fine, nel persempre.
Di tanto in tanto noi c’incontreremo — quando ci piacerà — nel bel mezzo dell’unica festa che non può mai finire.



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