sabato 19 dicembre 2009

Il raggiungimento della Buddità in questa esistenza


Se vuoi liberarti dalle sofferenze di nascita e morte che sopporti dall’eternità e raggiungere sicuramente la suprema Illuminazione in questa esistenza, devi risvegliarti alla mistica verità che è sempre esistita nella vita degli esseri umani. Questa verità è Myoho-renge-kyo. Di conseguenza recitare Myoho-renge-kyo ti permetterà di percepire la mistica verità dentro di te. Myoho-renge-kyo è il re dei sutra, senza errori sia nella lettera che nella teoria. Le sue parole sono la realtà della vita, e la realtà della vita è la Legge mistica (myoho). È chiamata Legge mistica perché spiega la relazione di mutua compenetrazione tra la vita e tutti i fenomeni. È questa la ragione per cui questo Sutra è la saggezza di tutti i Budda.

“Mutua compenetrazione tra la vita e tutti i fenomeni” significa che la vita in ogni istante abbraccia il corpo e lo spirito, l’io e l’ambiente di tutti gli esseri senzienti in ognuno dei dieci mondi e dei tremila mondi (1) , come pure tutti gli esseri insenzienti: le piante, il cielo e la terra, fino alla più piccola particella di polvere. La vita in ogni istante permea l’universo e si manifesta in tutti i fenomeni. Chi si risveglia a questa verità realizza la mutua compenetrazione tra la sua vita e tutti i fenomeni.

Tuttavia, se reciti e credi in Myoho-renge-kyo, ma pensi che la Legge sia al di fuori di te, stai abbracciando non la Legge mistica ma un insegnamento imperfetto. “Insegnamenti imperfetti” sono quelli al di fuori di questo sutra e sono espedienti provvisori. Nessun insegnamento provvisorio conduce direttamente all’Illuminazione e, senza la diretta via all’Illuminazione, non si può raggiungere la Buddità, neanche praticando vita dopo vita per innumerevoli eoni. Raggiungere la Buddità in questa esistenza sarebbe dunque impossibile. Quindi, quando invochi la Legge e reciti il Sutra del Loto, devi essere profondamente convinto che Myoho-renge-kyo è la tua stessa vita.

Non cercare mai nessuno degli ottantamila insegnamenti di Shakyamuni e nessuno dei Budda e bodhisattva delle tre esistenze e delle dieci direzioni al di fuori della tua mente. La padronanza degli insegnamenti buddisti non ti solleverà affatto dalle sofferenze di nascita e morte fino a che non percepirai la natura della tua vita. Se cerchi l’Illuminazione al di fuori della tua mente, qualsiasi disciplina o buona azione sarà priva di significato. Per esempio, un povero non potrà guadagnare un centesimo contando le ricchezze del suo vicino, anche se lo fa continuamente giorno e notte.

Miao-lo afferma: «Se non si percepisce la natura della propria mente, non si può sradicare il cattivo karma» (2) . Questo significa che finché non percepisci la natura della tua mente, la tua pratica sarà un’infinita e dolorosa austerità. Perciò Miao-lo, commentando il passo del Maka shikan: «Benché studino il Buddismo, le loro idee non sono buddiste», condanna tali studiosi come non buddisti.

Invocare il nome del Budda (3) , recitare il sutra o semplicemente offrire fiori e incenso, sono tutte azioni virtuose che apportano benefici alla tua vita. Pratica con questa convinzione.

Per esempio, il Sutra Jomyo afferma che l’Illuminazione del Budda è da ricercarsi nella vita umana, perciò gli esseri umani possono conseguire la Buddità e le sofferenze di nascita e morte possono essere nirvana. Afferma inoltre che, se la mente degli uomini è impura, anche la loro terra è impura, ma se la loro mente è pura, lo è anche la loro terra; non ci sono terre pure e terre impure di per sé: la differenza sta unicamente nella bontà o malvagità della nostra mente.

Lo stesso vale per un Budda e un comune mortale. Quando una persona è illusa è chiamata comune mortale, ma una volta illuminata è chiamata Budda. Anche uno specchio appannato brillerà come un gioiello se viene lucidato. Una mente annebbiata dalle illusioni derivate dall’oscurità innata della vita è come uno specchio appannato, che però, una volta lucidato, diverrà chiaro e rifletterà l’Illuminazione alla verità immutabile. Risveglia in te una profonda fede e lucida il tuo specchio notte e giorno. Come puoi lucidarlo? Solo recitando Nam-myoho-renge-kyo.

Cosa significa myo? È semplicemente la misteriosa natura della nostra vita di momento in momento, che la mente non può comprendere e le parole non possono esprimere. Se guardi nella tua mente in qualsiasi istante, non puoi percepire né un colore né una forma per verificarne l’esistenza. Tuttavia non puoi neanche dire che non esista, poiché pensieri differenti l’attraversano di continuo. La vita è veramente una realtà inafferrabile che trascende sia le parole che i concetti dell’esistenza e della non-esistenza. Non è né esistenza né non esistenza, e tuttavia ha le caratteristiche di ambedue. È la mistica entità della Via di mezzo che è la realtà di tutte le cose. Myo è il nome dato alla misteriosa natura della vita e ho alle sue manifestazioni.

La meraviglia di questa Legge è esemplificata da renge, il fiore del loto. Una volta compreso che la tua vita stessa è la Legge mistica, comprenderai che lo è anche la vita di tutti gli altri. Tale comprensione è il mistico kyo, o sutra. È il re dei sutra, la diretta via all’Illuminazione, poiché spiega che l’entità della nostra mente, dalla quale sorgono sia il bene che il male, è in realtà l’entità della Legge mistica; se hai una profonda fede in questa verità e reciti Myoho-renge-kyo, sicuramente raggiungerai la Buddità in questa esistenza.

Questo è il motivo per cui il Sutra afferma: «Dopo la mia morte, dovete abbracciare questo Sutra. Quelli che lo faranno percorreranno la diretta via verso la Buddità» (4) . Non dubitare mai minimamente, ma mantieni la tua fede, poiché questa è la pratica per raggiungere la Buddità in questa esistenza. Nam-myoho-renge-kyo, Nam-myoho-renge-kyo.


Con rispetto,

Nichiren





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NOTE:
1. Di ichinen sanzen.
2. Maka shikan bugyoden guketsu, vol. 4.
3. Il nome del Budda: qui è da intendere come Nam-myoho-renge-kyo.
4. Sutra del Loto, cap. 21.


Issho Jobutsu Sho
Gosho Zenshu, pag. 383
Scritto nel 1255, a 34 anni, da Kamakura
Destinato a Toki Jonin


CENNI STORICI - Nichiren Daishonin scrisse questo Gosho nel 1255, all’età di 34 anni, destinandolo a Toki Jonin, un samurai del governo militare di Kamakura, discepolo del Daishonin dal 1254. È stato quindi scritto due anni dopo la proclamazione del vero Buddismo, avvenuta il 28 aprile 1253. Dopo questa data, il Daishonin era andato a vivere in una capanna a Matsubagayatsu, da dove poteva propagare meglio il suo insegnamento. In quel periodo si erano convertiti molti giovani, sia preti che laici; avevano infatti abbracciato questo insegnamento i preti Nissho e Nichiro e laici come Shijo Kingo, i fratelli Ikegami e Kudo Yoshitaka. Da ciò possiamo presumere che a quel tempo la capanna di Matsubagayatsu fosse animata dallo spirito di ricerca di questi giovani e che si facesse shakubuku in modo vivace.

1 commento:

Sal ha detto...

É interessante

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